Sotto accusa, nella controversia conclusasi il 12 maggio scorso, la “Conscious collection” del colosso svedese, una collezione definita nell’atto introduttivo della causa come ingannevole, falsa, perché idonea a ingenerare nel consumatore il convincimento che i prodotti siano sostenibili e “environmental friendly”, quando invece presentano un considerevole tasso di materiali sintetici riciclati.
A mancare, secondo il giudice della District Court for the Eastern District of Missouri, è il carattere di ingannevolezza, necessario a sostanziare l’accusa di frode ai danni del consumatore avanzata dall’attore.
Difatti, al contrario di quanto affermato nell’accusa, la comunicazione commerciale di H&M non avrebbe sostenuto che i prodotti della Conscious collection erano sostenibili o “environmental friendly”, ma che contenevano al loro interno “materiale più sostenibile” o, comunque, che si trattava dei “suoi prodotti più sostenibili”.