Lo sfogo, affidato a un post di Instagram, di uno dei fondatori del marchio Dcgs permette un approfondimento sul fenomeno del dupe, la cui rilevanza si fa sempre più evidente per la potenzialità espansiva dei social network. Basti pensare che su TikTok, cercando #dupe è possibile visualizzare milioni di prodotti falsi o, comunque, molto simili all’originale.
Il termine costituisce un’abbreviazione di “duplicate” e indica la pratica delle società di fast fashion di riprodurre a basso costo modelli dei marchi più rinomati. Secondo Giuliano Calza, nel post richiamato, il prezzo più elevato del suo brand è dovuto alla maggiore sostenibilità, sia ambientale che sociale, dei prodotti venduti e a un modello di business etico.
L’interrogativo è, allora, come potersi tutelare di fronte a questo fenomeno. Secondo quanto riportato in un articolo de IlSole24ore, la tutela della forma tridimensionale, in assenza di registrazione del design, potrebbe giungere attraverso l’applicazione delle norme in materia di diritto d’autore ovvero di quelle che pongono un divieto all’imitazione servile. Non sarebbe da escludere, ancora, una risposta di tipo penalistico.
Di fronte al crescente sconcerto delle grandi maison della moda, sarà interessante verificare se queste riusciranno a trovare un’adeguata protezione, per poter continuare nel loro impegno etico e per la sostenibilità dell’industria del fashion.