Sono 19 le Big Tech interessate dalla ufficiale presa di servizio, il 25 agosto u.s., del Digital Service Act, tra cui: X (ex Twitter), TikTok, Instagram, Wikipedia, Zalando, AliExpress, Amazon, Apple AppStore, Bing, Booking, Facebook, Google Ricerca, Google Play, Google Maps, Google Shopping, LinkedIn, Pinterest, Snapchat e YouTube.
L’intento, in questa fase, è quello di imporre regole al fine di limitare il potere di queste grandi piattaforme e impedire, pertanto, che esse possano imporre delle condizioni inique agli altri operatori ovvero ai consumatori. Uno step necessario per porre grandi e piccoli portali in condizioni di “giocare alla pari” nel mercato.
Per questo motivo, dopo una fase di adattamento di sei mesi lasciato alle le Big Tech per potersi conformare alle direttive impartite, da febbraio le regole del Digital Service Act verranno estese anche alle piattaforme più piccole.
Nel frattempo, le multe per chi viola il DSA saranno piuttosto severe: fino al 6% del fatturato per chi non fornisca la valutazione dei rischi richiesti e per chi non rispetti gli obblighi, tra cui soprattutto quelli di trasparenza, fissati nel regolamento.