E’ stata resa pubblica solo di recente, la class action intentata a giugno di questo anno contro OpenAI di fronte alla District Court californiana, nella quale il pubblico di utenti lamentano di non aver autorizzato l’utilizzo delle proprie conversazioni, dati e condivisioni, che sarebbero servite ad alimentare i modelli di ChatGPT.
L’azione si basa, innanzitutto, sul riconoscimento del valore, anche patrimoniale, dei dati personali, cosicché un utilizzo illegittimo di essi è fonte di un danno patrimoniale, oltre che non patrimoniale per il disagio creato ai soggetti, consapevoli che informazioni che li riguardano potranno essere utilizzati per creare strumenti a disposizione di una platea indistinta di persone. Su questo fondamento, si chiede un risarcimento del danno adeguato.
In secondo luogo, si contesta l’azione di OpenAI più in generale, chiedendo maggiore trasparenza, ai fini di una più effettiva tutela degli utenti.