Il principio è stato affermato dalla Corte Distrettuale dello stato di Washington, nell’ambito di una controversia instaurata da un produttore cinematografico nei confronti di alcuni utenti internet che avrebbero effettuato il download illegale di contenuti attraverso reti peer-to-peer.
Il Giudice adito ha affermato che, allo stato attuale, la mera indicazione di indirizzi IP degli utenti non è sufficiente a provare la violazione lamentata: l’indirizzo IP, infatti, identifica solamente un abbonamento per l’accesso alla Rete, ma non consente di individuare i soggetti fisici che hanno materialmente violato le normative vigenti.
Come si legge nella valutazione del Giudice, infatti, non è detto che l’intestatario dell’abbonamento, che contraddistingue l’indirizzo IP identificato, sia il soggetto che ha posto in essere la violazione, ben potendo essere anche un familiare, un parente o un terzo che abbia utilizzato lo stesso accesso alla Rete.
Da qui, quindi, l’ordine alla parte attrice di integrare l’impianto accusatorio con elementi idonei a comprendere, quantomeno, l’ascrivibilità di responsabilità indiretta in capo all’intestatario dell’abbonamento. In assenza di tali integrazioni, non potrà essere rilevata la colpevolezza dei convenuti.