Il Parlamento britannico ha di recente pubblicato un rapporto (disponibile QUI) nel quale si evidenziano le criticità emerse a seguito della pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione europea che ha sancito il c.d. “diritto all’oblio”. (vedi articolo precedente)
Tale analisi è stata condotta da una commissione interna alla House of Lords, anche alla luce del prossimo Regolamento UE sul trattamento dei dati personali.
In particolare, la commissione ha rilevato come l’utilizzo del termine “right to be forgotten” da parte del Giudice europeo sia “fuorviante”: infatti, per quanto riguarda i motori di ricerca si tratta di rendere più ostico l’accesso alle informazioni e non di eliminarle direttamente alla fonte.
In secondo luogo, la commissione ha manifestato perplessità in relazione all’enorme potere decisionale che in tale contesto viene attribuito agli operatori economici privati. Il tema è delicato: occorre garantire un adeguato bilanciamento tra il diritto alla riservatezza e il diritto di accesso alle informazioni.
Infine, viene evidenziato un ulteriore profilo critico: se da un lato colossi come Google e Yahoo riusciranno a far fronte alle istanze presentate da migliaia di cittadini dell’Unione, tale risultato non potrà essere facilmente raggiunto dai nuovi motori di ricerca, i quali – soprattutto nella fase iniziale della propria attività – saranno privi delle risorse economiche adeguate.